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Gay & Bisex

L’ASSISTENTE INVOLONTARIO


di Michellerimini
15.11.2020    |    9.584    |    10 9.7
"E fu proprio delle diversità che andai in cerca facendo scorrere la mia mano su e giù, scendendo ad carezzare le palle e l’incavo verso il culo e poi risalendo..."
Fu subito dopo la ricreazione. Entrò il bidello e mi chiamò per andare dal preside. Con andatura sciolta e svogliata mi accompagnò all'ufficio e bussò. Senza aspettare aprì la porta e, dopo aver sbirciato mi fece cenno di accomodarmi. Il preside stava finendo una telefonata. Poi si rivolse a me che stavo sull'attenti da valente aderente alla Freie Deutsche Jugend:
- “Genosse Michelle, volevo chiederle un favore. Quest’anno siamo riusciti ad organizzare la gita scolastica in Thüringen nella città di Weimar, purtroppo l’albergo dove alloggeremo non è attrezzato per accogliere portatori di handicap. Volevo che voi vi impegnaste durante la gita ad assistere il compagno Miloslaw in modo che possa partecipare. L’autista penserà a caricare la carrozzina in autobus e farlo scendere, Herr Professor spingerà la carrozzella quando sarete in giro e voi lo assisterete in stanza. Obiezioni?”
- “Nein herr Präsident!” Risposi prontamente.

Miloslaw era un ragazzo simpatico e socievole nonostante l’handicap che lo affliggeva. Aveva avuto una rara malattia neurologica che praticamente gli aveva leso i nervi che comandavano le gambe dal ginocchio in giù. Riusciva a fatica a muoversi con l’ausilio delle stampelle, ma era una soluzione molto precaria, quindi usava prevalentemente la carrozzina. Gli anni precedenti, vuoi per un motivo vuoi per un altro, era sempre rimasto escluso dalla gita scolastica proprio a causa della sua menomazione e del fatto che non esistono molte strutture nella DDR preparate per ospitare persone con questi problemi.
Mi aspettavano dunque quattro giorni nelle città della Thüringen in stretta compagnia di Miloslaw. Appena ritornati in classe glie lo dissi e la felicità gli si leggeva negli occhi. Nell'intervallo venne da me a ringraziarmi per la disponibilità.
Mi disse:
-“Michelle grazie, sarai quello che mi dovrà sopportare di più! Preparati!”.
Ci sorridemmo e io mi sentii il cuore aprire.

Finalmente arrivò aprile con la tanto attesa gita. Non mi ero preoccupato dei disagi che mi potevano venire dalla convivenza con Miloslaw, dopotutto non avevo esperienza delle difficoltà della vita quotidiana di una persona che aveva difficoltà a camminare.
Il viaggio andò bene e in poco più di tre ore arrivammo alla nostra prima tappa: Weimar. Pranzo a sacco e via a girare il centro senza impegnarci nei musei (previsti per l’indomani). Alla fine, stremati dal camminare andammo in albergo che, per risparmiare, era in un paesino poco distante dal centro città. A me e a Miloslaw venne data una stanza al piano terra, agevolato proprio per persone con la carrozzina. Lo presi in consegna e ci andammo curiosi di vederla. Le porte erano più ampie a sufficienza, appena dentro ci si poteva girare senza problemi, i letti erano accostati come un letto matrimoniale per creare una ampia corsia di accesso ad un lato dello stesso. Al bagno si accedeva attraverso una porta scorrevole e dentro piastrelle anti scivolo, la doccia aperta con una tenda che si apriva e chiudeva girando attorno ad un perno e, dentro, una sedia di plastica bianca con un paio di maniglie. Il water era attrezzato con i sostegni di appoggio.
Mi sembrava proprio una bella sistemazione e me lo confermò anche Miloslaw.
Il primo problema mi si pose subito quando Miloslaw disse:
- “Fai la doccia prima tu o prima io?”. Gli risposi:
- “Fai pure prima tu perché io poi ci metto poco”.
- “Bene allora mi aiuti?”.
Qui la prima folgorazione: aiutarlo oddio come? Miloslaw intanto aveva preso shampoo, sapone, asciugamano e stava cominciando a spogliarsi con la massima naturalezza. Io ero imbarazzato perché mi era diventato chiaro che avrei dovuto prenderlo nudo per portarlo sul sedile.
- “Mettiti pure comodo anche tu perché poi sono tutto bagnato e non vorrai bagnarti anche tu!”.
Mi sentii quasi svenire sia perché avvertivo un notevole imbarazzo sia perché temevo che il calore che avvertivo nelle parti basse mi facesse fare delle brutte figure. Mi misi intanto in boxer e canottiera e spinsi la carrozzina dove Miloslaw si era sistemato tutto nudo fino alla doccia. Non potei fare a meno di guardare lì, dove non splende il sole. Un consistente ciuffo di peli castani che poi sfioriva in una sottile striscia che saliva verso l’ombelico. Sotto il ciuffo un bel pisello, né piccolo né grosso, abbastanza ricco di vene da quello che si poteva vedere a riposo, i pettorali e i muscoli delle braccia erano molto formati, credo dal duro esercizio cui la condizione li costringeva.
Arrivati alla doccia bloccai la carrozzina mi portai davanti e mi chinai verso di lui. Miloslaw si afferrò con le mani attorno al mio collo e cominciò a sollevarsi dicendomi:
- “Prendimi per il culo ma letteralmente!” Mi venne da ridere per la battuta e lo afferrai per le chiappe. Con mia sorpresa aprì le gambe e le avvolse attorno al mio busto con la parte finale che dondolava senza controllo.
Mi girai e lo posai sul sedile della doccia:
- “Grazie! Ci vediamo dopo. A meno che tu non voglia fare la doccia con me!”.
Stava sorridendo con quel suo sguardo simpatico. Gli sorrisi dicendogli:
- “Adesso sei tu a prendermi per il culo!”.
- “Beh non mi sembra niente male!” cominciò ad aprire l’acqua mentre mi allontanavo.
Ero un po’ turbato perché il contatto con il suo corpo nudo non mi aveva lasciato indifferente e mi sentivo tutte le viscere rimescolare. Era un pezzo che non mi limonavo con una ragazza e anche qualche giorno che non mi segavo ed evidentemente il testosterone stava facendo effetto. Cercai di non pensarci mentre sentivo Miloslaw cantare felice sotto la doccia. Poi c’era la sottile sfida che avvertivo mi stesse lanciando. Quasi a voler dire vediamo se ti arrendi. Decisi di non arrendermi. Quando sentii l’acqua cessare di scorrere mi spogliai nudo e come se niente fosse mi presentai davanti la doccia. Lui si stava asciugando e tutto andò bene fino a che questa operazione riguardava le parti raggiungibili.
Quando si dovette asciugare anche il culo che scaturì per me il problema. Ci accordammo perché Miloslaw afferrandosi al mio collo sollevasse prima una poi l’altra chiappa e io lo asciugassi.
L’asciugamano dell’albergo era di quelli molto leggeri che si imbevono subito di acqua. Mi sembrava di toccare senza impedimenti il suo culo.
- “Anche in mezzo per favore Michelle” mi chiese e così feci scorrere la mano anche in mezzo alle natiche. Sentii all'improvviso la base delle palle e mi arrestai dicendo - - “Scusa!”
- “No, non ti scusare, mi piace e se continui così me lo fai tirare!” mi sussurrò con una voce roca all'orecchio. Mi sentivo svenire perché da un lato capivo che stava scherzando (forse?), dall'altro la situazione stava creando una certa crescita alle parti basse. Asciugai anche l’altra chiappa e gettando via l’asciugamano afferrai le due natiche per sollevarlo. Al solito mi avvolse le gambe attorno al tronco ma cominciò ad agitarsi dicendo:
- “Sono messo male, prendimi meglio con le mani, più verso il centro”.
Ormai avevo le mani quasi piantate nel suo buchino, il suo cazzo appoggiato sulla pancia e il mio uccello che cominciava a volare.
Lo posai sulla carrozzina e mi girai veloce per cercare di nascondere l’erezione che mi stava prendendo, ma evidentemente non fui abbastanza celere perché mi giunse il commento ironico di Miloslaw:
- “Aahh vedo che la situazione ti intriga parecchio! Ragazzaccio! Approfittare di un povero ragazzo indifeso!”
Spinsi la carrozzina fuori nella camera da letto e mi barricai nella stanza da bagno a cercare di calmare i bollori sotto la doccia. Quello che mi sconvolgeva era il piacere che mi aveva preso nell'abbracciare il corpo nudo di Miloslaw e ora ripensavo alle sensazioni che mi aveva dato il suo cazzo posato sulla mia pancia e la presenza del suo culo a poca distanza dal mio uccello.
Cacciai via i pensieri e mi feci una bella doccia che nelle mie intenzioni doveva pulirmi anche il cervello da queste immagini e dal ricordo delle sensazioni provate. La serata passò tranquillamente, cena in albergo e poi passeggiata per il centro di Weimar. Alla fine eravamo proprio stanchi e ritornammo in albergo per il meritato riposo. Miloslaw si spogliò completamente e aspettò che io fossi in rigorosa divisa da notte, boxer e canottiera, per chiedermi:
- “Mi aiuti a sistemarmi sul letto?” Scostai le lenzuola e al solito mi chinai verso di lui perché stringesse le braccia intorno alle mie spalle mentre io lo afferravo sotto le ginocchia. Con un sorriso mi attirò a se posando il suo viso di fianco al mio, lo sollevai e, conscio del suo caldo respiro sul collo, lo posai sul letto.
- “Grazie Michelle” mi sussurrò all'orecchio. Io arrossii ma al contempo non potei fare a meno di dare un’occhiata al suo uccello che svettava libero, anche se moscio, in mezzo alle sue gambe. Mi stesi vicino a lui e ci coprimmo con le lenzuola, spensi la luce e, dopo qualche istante di silenzio cominciammo a chiacchierare. Ad un certo punto, approfittando della confidenza che si era creata, gli chiesi:
- “Ma cosa hai di preciso alle gambe?”
- “Ho una malattia rara per cui non ho forza dal ginocchio in giù. Potrei camminare sulle ginocchia ma in piedi mai”.
- “Quindi volendo potevi cavartela meglio ed evitarmi tutte quelle fatiche!’ Esclamai sgamandolo”.
Lui rise un po’ quindi ammise:
- “Beh in effetti all'inizio volevo vedere quanto eri disposto a fare. Poi invece c’è stato anche il piacere di sentire il mio corpo stretto ad un altro. Non mi capita quasi mai e sicuramente non con le ragazze! Ma tu ce l’hai la ragazza?”
Rimasi colpito dalla sincerità della sua risposta e decisi di essere sincero anch'io.
- “Adesso no. Ho avuto qualche avventura ma niente di serio e quanto meno niente di duraturo”. E subito mi chiese:
- “Ma quando eri con loro cosa facevi?”.
- “Beh niente di particolare. Non sono riuscito a scopare con nessuna. Prima solo baci, poi se mi andava bene riuscivo anche a palparla per bene”.
- “Ma non ti hanno mai fatto una sega o tu l’hai masturbata?” Sospirai e dissi:
- “Purtroppo no!”.
- “Beh non capisco. Sei un bel ragazzo. Sei io fossi una ragazza farei la fila per venire con te!” Mi sentivo quasi arrossire:
- Sai non è che sono un adone.
- “Cosa dovrei dire io che oramai ho consumato il cesso a forza di farmi seghe e che sono anche in difficoltà per comprarmi dei giornali porno!..”
- “Ma comunque sei in grado di fare l’amore e quindi dai non disperare, un giorno vedrai che troverai qualcuno che ti capirà e saprà guardare oltre gli ostacoli fisici!”. Ero veramente sincero e mi dispiaceva per lui.
- “Grazie Michelle. Sarà anche vero ma adesso sono qua che ho voglia e non posso fare nulla neanche con la mano per non disturbarti!”.
Rimasi in silenzio con i pensieri che mi si affollavano nella mente poi senza pensarci più di tanto me ne uscii con un:
- “Beh non ti preoccupare per me. Non mi da fastidio se ti seghi”.
- “Solo se lo fai anche tu altrimenti non vale!”
- “Cazzo!” pensai.. Ora ero proprio incastrato.
- “Va bene” risposi inghiottendo una quantità incredibile di saliva.
Sentii che Miloslaw di fianco a me stava cominciando a fare movimenti conosciuti per cui anch'io feci scivolare giù i boxer e mi afferrai l’uccello. Non c’era bisogno di trastullarlo troppo perché era già bello ‘carico’ forse anche in seguito a tutti i discorsi che avevamo fatto. Passarono alcuni minuti di questo su e giù in cui era però presente anche un terzo elemento che condizionava il tutto e cioè la presenza del compagno di classe che si stava masturbando di fianco a me.
- “Michelle posso chiederti una cosa senza che ti incazzi?” mi chiese con voce bassa.
- “Beh chiedi, al massimo ti rispondo di no”.
- “Non è che poi vai in giro a raccontarlo agli altri?” E pensai, ma cosa mi doveva chiedere di così delicato?
- “No tranquillo”.
- “Promesso?”.
- “Si, promesso”. Una pausa poi:
- “Senti, io chiudo gli occhi e tu fai lo stesso. Poi pensiamo che abbiamo a fianco una ragazza che ci sta tirando una sega ma invece ce la facciamo a vicenda. Ti prego ho proprio bisogno di sentire una persona calda che fa un po’ di sesso con me!”.
Era implorante ma io ero imbarazzato. Passi stare nudi di fianco, passi farsi una sega uno vicino all'altro, ma prenderselo a vicenda è proprio tutta un’altra cosa. Ma lui insistette:
- “Dai devi solo pensare che io sono una ragazza e chiudere gli occhi. Ti prego!”.
Sarà il fatto che oramai avevo il cazzo bello duro, chissà quale sarà stata la molla ma alla fine grugnii qualcosa che poteva sembrare anche un assenso e, dopo neanche un millesimo di secondo sentii una mano calda arpionare il mio uccello forte alla base. Mi girai di fianco verso di lui, effettivamente chiusi gli occhi e glielo presi in mano. Fu come una scossa elettrica che ti attraversa il corpo a partire dalla mano trasferendo sensazioni incredibili e mai provate al cervello. Ero abituato a impugnare il mio randello ma questo mi dava delle percezioni incredibili, simile al mio ma al tempo stesso diverso. E fu proprio delle diversità che andai in cerca facendo scorrere la mia mano su e giù, scendendo ad carezzare le palle e l’incavo verso il culo e poi risalendo. Lo stesso stava facendo Miloslaw a me e la cosa mi piaceva. Ad un certo punto avvertii un movimento al mio fianco e mi sentii succhiare un capezzolo da una bocca calda e al tempo stesso famelica. Cazzo mi piaceva proprio!
Non passò molto tempo che la lingua passò all'altro capezzolo e poi risalì lenta verso il mio collo, succhiò il lobo dell’orecchio, poi si portò lentamente verso le mie labbra dicendomi con un sussurro: “Ti prego!”. Allora schiusi le labbra e lui mi baciò. Un bacio caldo, dolce, pieno di delicatezza e al tempo stesso di sentimento. Mi sentivo lusingato da questa ‘ragazza’ che mi stava baciando ma, al tempo stesso, mi sentivo anch'io una ragazza che sta cedendo al suo boy e la cosa non mi dispiaceva. Poter finalmente mollare le ‘responsabilità’ e il controllo e lasciarsi andare nelle braccia del piacere. Risposi al bacio con altrettanta passione e limonammo per alcuni minuti poi Miloslaw si staccò da me e cominciò a muoversi nel letto. Con grande sorpresa mi sentii risucchiare la cappella in un caldo e umido orifizio, mi stava facendo un bocchino! Oramai anche il suo cazzo si trovava a pochi centimetri dal mio naso ma io lo stavo solo tenendo in mano e oramai, sopraffatto dalle sensazioni, non pensavo più a menarlo ma lo tenevo soltanto stretto in una morsa lasciando ai suoi minimi movimenti la ricerca del piacere. Sentivo la lingua che percorreva tutta l’asta leccando vene, rotondità e asperità, poi la bocca inghiottiva il glande e lo risucchiava cospargendolo di saliva, quindi la lingua scendeva a leccare le palle, indugiava sul perineo poi faceva delle puntate verso il buchino, quindi ricominciava da capo. Mi stavo sciogliendo come neve al sole ma il bello doveva ancora venire perché poco dopo sentii un dito tutto umido che bussava discreto al mio uscio posteriore. Con l’aiuto della lingua cominciò a lubrificare l’apertura e a distendere le pieghe della pelle. Cercavo in modo istintivo di oppormi alla manovra ma sentivo anche il piacere crescermi alla testa. Oramai il dito era dentro e si muoveva circolarmente a stremare l’anello sfinterico. Adesso il centro delle mie sensazioni si era spostato dall'uccello al culo che veniva violato ripetutamente dal movimento dentro e fuori del dito birichino.
Quando sentii anche un secondo dito appoggiarsi all'imboccatura ebbi come una contrazione involontaria e cercai di stringere ma Miloslaw anziché forzare, continuò a lavorare da fuori fino a che fu il mio culo che li accolse dentro. Ripresero a lavorare con movimenti circolari e con vari su e giù. Sentivo crescere nel mio culo mille sensazioni e cominciai a mugolare. Il mio compagno allora riprese in bocca il mio uccello e cominciò a pomparmi il culo con la coppia di dita inserite. Incredibile, sentivo crescere il piacere come se mi stessi segando ma in un modo diverso dal solito e più profondo. Alla fine esclamai il mio stato e avvisai: “Vengo!”.
Ancora due colpi poi cominciai a eruttare il mio caldo liquido seminale nella bocca dell’amico che lo raccolse tutto e poi cominciò a ridistribuirlo sul mio uccello che lentamente calava. Miloslaw si spostò ancora e ritornò al mio fianco guidando la mia mano a riprendere il discorso interrotto. Ma la cosa che mi sconvolse fu che mi baciò nuovamente ma stavolta con la bocca ancora piena del gusto del mio sperma e fu incredibile gustare il sapore del frutto del proprio piacere. Riconoscente ripresi a segare il mio compagno ma lui cercava qualcosa di più, un contatto con il mio corpo. Si stese allora sopra di me con il suo uccello disteso sulla mia pancia. Trovai naturale allargare le gambe e lui scivolò un po’ più giù e cominciò a muovere il bacino facendo scivolare la sua asta incandescente contro il mio cazzo e lungo il perineo. Non so cosa mi prese, forse un po’ di fastidio alle palle, quindi spostai il mio bacino più in alto e quindi il suo cazzo prese a scorrere quasi all'imboccatura del culo.
Mi sembrava di essere una donna che veniva scopata e, sebbene avessi già colto il mio piacere, sentii uno strano formicolio salirmi dal buchetto che poco prima era stato violato da due dita malandrine. Per un attimo desiderai essere penetrato poi scacciai il pensiero ma questo ritornava a ondate e io insistevo a scacciarlo. Ma ero quasi sul punto di cedere quando avvertii un cambiamento di consistenza del cazzo di Miloslaw, un suo respirare più affannoso e finalmente sentii la pancia coprirsi del suo caldo liquido. Rimase su di me alcuni istanti ad aspettare che il cazzo ridiscendesse e, avvicinando la sua bocca alla mia, mi sussurrò:
- “Grazie Michelle” e mi baciò con un trasporto incredibile. Io ero sconvolto e forse fu per questo che ricambiai con uno slancio stupefacente. Lo girai sulla schiena e mi misi io a cavalcioni del suo corpo continuando a baciarlo. Ad un certo punto dovemmo fermarci e ci ricomponemmo. Miloslaw si accoccolò vicino a me e scivolò lentamente nel sonno della soddisfazione. Io ero sconvolto per quello che era successo ma soprattutto perché mi era piaciuto! Avevo acquistato anche un altro estremo di piacere che non pensavo di avere, il mio culo. Pensieri inquietanti si affollarono nella mente “Sei Bisex!” ma alla fine la stanchezza, la spossatezza del piacere ricevuto e dato, ebbero ragione delle mie tardive remore e mi addormentai.
Al mattino il risveglio coinvolse tutto il corpo perché avevo il cazzo duro come non mai, ma la cosa che forse ne era la causa, era il fatto che Miloslaw mi dava le spalle il mio uccello era quasi infilato nelle sue chiappe. Lui avvertì che mi ero destato ma non si mosse anzi arpionò la mia mano e la portò al suo basso ventre a trovare il suo randello che trionfante dominava la scena. Mosse il bacino verso di me e così cominciai a segarlo e al tempo stesso, dopo aver sistemato per bene la mia asta lungo il suo solco, a masturbarmi sulle sue chiappe. Pochi minuti questa volta ci separarono dal piacere. Venimmo quasi contemporaneamente, lui imbrattandomi la mano di caldo sperma, io lordando i suoi glutei e le gambe con il mio. Dolcemente Miloslaw girò la testa verso di me e, sussurrandomi: “Sei assatanato stamani!”, si lasciò baciare. Oggi sembrava che il languore e la passività che mi avevano preso la sera precedente avessero lasciato spazio ad una posizione ed un atteggiamento più “attivo”. Ci separammo e cominciammo le operazioni mattutine ma questa volta con una attenzione che derivava sicuramente dall'aver condiviso vette altissime di piacere reciproco. Una volta scesi a colazione la gita riprese il suo normale.
Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano e partivano strani messaggi dettati dalla complicità che si era creata. Erano attimi perché nessuno dei due voleva condividere con altri compagni quanto era successo. Durante la giornata ogni tanto pensavo a quanto mi era successo ma spesso come scusa mi dicevo che lo avevo fatto per lui, per Miloslaw che era stato così sfortunato e che in questo modo poteva godere di alcune delle esperienze che anche noi ‘normali’ potevamo avere con maggiore frequenza. Tacevo a me stesso il fatto che la cosa mi era piaciuta sia la sera che la mattina e che non vedevo l’ora che ci dovessimo ritirare nelle nostre stanze. Ad un certo punto, eravamo in piazza a riposarci un po’, quando Miloslaw mi fa segno di venire da lui:
- “Mi accompagneresti due minuti che devo fare degli acquisti e non voglio farli con l’Herr Professor”.
- “D’accordo. Avviso i Prof che ci aspettino. Dieci minuti gli dico”.
Così ci avviammo verso l’angolo opposto della piazza. Quando fummo lontano da occhi indiscreti girammo nella via che avevamo percorso prima. Ci fermammo in un’edicola, Miloslaw cercò fra le riviste porno poi ne piegò una e la pagò, dopo di che la nascose nello zainetto da cui non si separava mai. Il passaggio successivo mi colpì perché volle entrare in una farmacia e, con mia sorpresa, chiese un lubrificante anale e una confezione di preservativi. Mi sentivo sprofondare e credo di essere diventato più rosso di un semaforo ma la farmacista fu molto professionale e si comportò come se avessimo ordinato un’aspirina. Anche questi pacchetti finirono nello zainetto ed ora eravamo pronti per tornare dai compagni.
Il resto della giornata lo passammo quasi sempre separati ma il pensiero di quello che aveva comprato mi trapanava il cervello e mi chiedevo cosa avrei preferito se la crema o il preservativo! Entrambe le situazioni mi avevano intrigato soddisfatto e ora non sapevo cosa decidere. Fu così con sorpresa che ad un certo punto Miloslaw mi passò vicino e mi sussurrò in modo che gli altri non sentissero:
- “Non preoccuparti! Ce n’è per tutti e due!”.
Mi venne da ridere perché anche se non sembrava, lui mi guardava e aveva capito cosa mi inquietava e con una sensibilità sconosciuta ai più mi aveva tranquillizzato. Era un ragazzo meraviglioso e non dovevo temere niente con lui. Quella sera, rientrati in albergo, facemmo la doccia insieme, non aveva più senso separarci e così potevamo toccarci e darci già qualche assaggio di quello che avremmo fatto dopo. Terminata la cena ci avviammo per un giro in città ma, passato un quarto d’ora, Miloslaw chiese al professore se poteva rientrare con me dato che era stanco per la giornata trascorsa. Il professore acconsentì e io mi dichiarai disposto a rinunciare al piacere di passeggiare con i compagni per accudire il più sfortunato di noi.
Appena girato l’angolo volammo quasi verso l’albergo. In un attimo eravamo in stanza e freneticamente spogliai Miloslaw e poi mi denudai completamente. Ci sistemammo sul lettone con tutti i libri usciti dallo zainetto sparpagliati. Cominciammo dalla rivista. Appena mi resi conto di cosa si trattava gli dissi:
- “Sei un porco!” Era una rivista gay. La sfogliammo una prima volta velocemente, poi ritornammo ad assaporare tutti i racconti ed i servizi lasciando che essa facesse i suoi effetti sui nostri uccelli. Mi immersi a lungo nelle immagini che mai avrei pensato di guardare ma stavolta mi ci immedesimavo addirittura. A volte in quello che aveva il ruolo attivo, altre in quello passivo. Oramai eravamo belli caricati dal giornale porno e potevamo dedicarci a noi.
Pensai che preoccuparsi non serviva a niente e che dovevo solo godermi la situazione. Ci abbracciammo e ci baciammo a lungo poi Miloslaw si stese a schiena giù e mi fece cenno di mettermi a cavalcioni a 69. Mi ritrovai con la faccia sopra il suo uccello. Lo ammirai per qualche attimo poi, preso da una strana voglia, lo afferrai e lo portai alla mia bocca. Il gusto non era male e cominciai a leccare, poi inghiottii il glande e fui colpito da una scarica di sensazioni pazzesche: mi piaceva! Cominciai a lavorare di lingua mentre altrettanto stava facendo Miloslaw a me. Ma non si fermava a questo, con le mani teneva separate le chiappe liberando il buco. Lo sentii tramestare con una mano poi un dito impregnato di lubrificante cominciò a bussare alla mia porta. Incurante di quello che succedeva alle mie spalle io continuai a concentrarmi su quanto avevo davanti. Ad un certo punto il mio naso finì in mezzo ai glutei dell’amico e fui colto da un afrore che ebbe l’effetto di un afrodisiaco potentissimo. Mi gettai in mezzo alle sue gambe e le portai in su per accedere più facilmente al paradiso e cominciai a succhiare il buco del culo. Probabilmente lo facevo con una libidine sconosciuta perché sentii Miloslaw arrestarsi per qualche attimo sopraffatto dalle correnti di piacere che dovevano salirgli per il mio trattamento. Freneticamente recuperai anch'io un po’ di gel e, dopo essermi imboccato il suo biberon, cominciai a cercare di intrufolarmi con un dito dentro le sue intimità. Ero talmente infoiato che continuai fino a che non riuscii a infilarne due dentro il suo culo vergine prima di rendermi conto che mi ritrovavo con ben tre dita piantate nell'intestino. Mi resi conto che ora il mio centro di interesse si era spostato drasticamente all'incrocio delle mie gambe. Smisi completamente di dedicarmi alle intimità del mio amico e, lasciandogli le due dita piantate, dedicai tutta la mia attenzione alle vampate di piacere che iniziavano a salire dagli intestini al cervello.
Miloslaw mi stava lavorando sistematicamente il buco con esperienza alternando movimenti rotatori a lunghe penetrazioni e altrettanto lunghe fughe. Ad un certo punto lo sentii chiedermi:
- “Michelle mettiti qui al mio fianco che mi muovo con difficoltà”.
Sembrava un ordine ma era una preghiera e io lo accontentai. Si girò nuovamente distendendosi sopra di me come aveva fatto ieri e anche questa volta allargai le gambe ad accoglierlo sul mio ventre. Si sistemò al meglio posizionando le ginocchia sul letto, mi fece avvicinare il bacino e poi spostò le mie gambe sulle sue spalle.
Ora ero aperto davanti a lui. Mi sorrise dolcemente e mi disse:
- “Se senti male dimmelo che mi fermo” e così dicendo mi massaggiò un po’ il ventre poi impugnò il suo cazzo turgido e lo posò all'ingresso. Io mi allargai le chiappe e sentii il glande appoggiarsi contro lo sfintere come aspettando un segnale. Feci un profondo respiro, rilassai i muscoli e con contrazione accolsi in me la prima parte di quello che mi sembrava ora un enorme uccello coperto di un preservativo abbondantemente lubrificato. Mi sembrava di non poter resistere con il buco dilatato, eppure resistevo e intanto Miloslaw era lì fermo che con una mano mi accarezzava i pettorali stuzzicando e tirando i capezzoli. E allora, dopo un altro respiro profondo, mandai il segnale di via libera e un altro pezzo di uccello fece l’ingresso nelle mie viscere impossessandosene e allargandole sempre di più. Cominciò così una lenta marcia fatta di lente avanzate e di calme soste a consentire ai muscoli intestinali e sfinterici di adattarsi al nuovo ospite.
Quando alla fine lo sentii tutto dentro di me venni sommerso da una consapevolezza unica che mai avevo provato prima: ero pieno!
Il mio corpo accoglieva dentro di se il desiderio di un altro essere umano e gli donava piacere. Era una sensazione da sconvolgerti la vita e mi lasciai cullare da essa. Come lentamente, Miloslaw era entrato in me, così se ne uscì e poi rientrò. Il fastidio allo sfintere che avvertivo si andava sempre più attenuando fino a che, dopo qualche altro lento su e giù, non lo percepii più. Ora era dominante un caldo languore che dal mio interno saliva verso le terminazioni del cervello, mi sembrava irresistibile resistergli e così mi ci abbandonai implorando rantolante:
- “Dai Miloslaw vieni. Sfondami. Sfondami tutto!”.
- “Si Michelle, ormai sei mio!”
Prese allora ad andare su e giù con sempre maggiore frequenza e intensità pompandomi nel culo con la mazza calda e turgida. Sentivo, come in un sogno, tutti i contorni della sua asta che scorrevano lungo le mie pareti intestinali allargandole e risucchiandole. Ero un miscuglio di sensazioni e stavo implorando la pace dei sensi quando, senza nemmeno toccarmi cominciai a schizzare la mia sborra tra le nostre pance. Miloslaw mi pompò ancora un minuto poi, con un rantolo trattenuto per non farci sentire, se ne venne anche lui. Ero sconvolto e anche un po’ disturbato dalla dilatazione del mio povero culo ma ero anche grato al mio amico, divenuto ora mio amante, per avermi dato queste sensazioni bellissime e allora con le gambe gli abbracciai il tronco portandolo verso di me. Lui si chinò a baciarmi riconoscente. Lo strinsi a me e lui mi sussurrò:
- “Domani ricambio e fammi godere!”.
Su questa promessa ci staccammo e lasciammo che Morfeo ci accogliesse tra le sue braccia.

L’indomani, come regolati da un orologio biologico, ci svegliammo entrambi un’ora prima del dovuto entrambi con le aste svettanti. Dovevo prendermi il mio piacere e Miloslaw il suo quindi, senza neanche pulirci dei residui della notte precedente ci gettammo l’uno nelle braccia dell’altro. Questa volta mi impossessai del gel e cominciai subito il lavoro che avevo interrotto la sera precedente. Il mio compagno avvertiva la libidine crescente che mi avvolgeva e vi ci si abbandonò. Preparai per bene la successiva penetrazione memore di quanto avevo ricevuto e, solo quando le mie tre dita entrarono e uscirono senza apparente difficoltà procedetti. Misi un cuscino sotto il bacino di Miloslaw, gli feci posare le gambe sulle mie spalle e mi posizionai con l’uccello duro e ben lubrificato. Anch'io fui molto lento e, memore della delicatezza che avevo ricevuto, feci di tutto per ricambiarla. Quando infine fui completamente in lui fui preso da una sensazione bellissima di possesso che era diametralmente opposta a quella che mi aveva preso la sera prima. Ne godetti a pieno poi, prima di cominciare il lento movimento volto a stremare le ultime resistenze dello sfintere, mossi il bacino con uno spostamento circolare che allargò ancora di più il buco. Lento mi lavorai il condotto anale dell’amico fino a che non lo sentii sospirare e allora gli chiesi:
- “Vuoi che te lo spacchi?” E lui quasi annientato dalle ondate di sensazioni piacevoli e sconosciute che lo assalivano si abbandonò implorandomi:
- “Sì! Rompimi il culo! Sfondamelo! Ti prego”.
Non mi feci pregare e cominciai a montarlo come fosse una troia in calore pompando il mio randello turgido nel suo culo oramai reso morbido come il burro. Bastarono pochi minuti e me ne venni quasi in contemporanea con lui. Che giornate ragazzi! Da non crederci. Erano state esperienze bellissime entrambe e non sapevo dire quale era la migliore.
Rimanemmo un po’ così abbracciati a raccontarci le sensazioni che avevamo provato e rispecchiandoci nell'altro quasi fosse un gemello.
- “Grazie Michelle! Non sai quanto piacere mi hai dato. Te ne sarò sempre grato”.
- “Oh Miloslaw sono io che ti devo ringraziare perché sennò mi sarei privato di questi piaceri!”. Sorridendo mi chiese:
- “Se vuoi posso diventare il tuo amante segreto. Quando vuoi il mio uccello o il mio culo io sono pronto!”. L’idea mi piaceva e quindi dissi:
- “Però prima di decidermi devo fare ancora un po’ di prove, perciò preparati che questa notte dormirai molto poco!”.
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